Politica.
Quali interpretazioni può avere questa parola? Con quante giustificazioni,
spesso a sproposito, si fa uso di questa parola nell’agire di chi fa
attività politica? In quanti modi si usa questa parola per voler solo
raggiungere scopi personali? Eppure il significato della parola “politica”
è molto chiaro: è la scienza e l’arte di governare uno
Stato e - nel particolare - di costruire e organizzare la vita pubblica. In
parole più semplici, la politica e chi fa politica è lavorare
per il bene comune dell’uomo, dell’umanità e non solo per
una parte di essa. Purtroppo non tutti “quelli che fanno politica”
si rifanno a questi semplici concetti e principi.
Molti fanno politica per rappresentare sé stessi, altri per interessi
personali, altri ancora per rappresentare un ceto, una parte della società
nella quale vivono e vedono gli altri solo come nemici o concorrenti. Altri
ancora fanno politica “contro” e non “per”; molto
spesso perché non hanno la capacità del fare, le idee per costruire
ed innovare, ma solo l’ansia di auto-rappresentarsi e di conservare
anche quello che è inutile o superato. Altri ancora, ma per fortuna
sono una minoranza di chi fa politica, adoperano il fanatismo, l’intolleranza,
la spregiudicatezza per raggiungere il loro scopo. Non hanno rimorso ad adoperare
chiunque con qualunque mezzo pur di colpire chi considerano nemico; questi
sono i personaggi più squallidi, sono quello che adoperano gli strumenti
della politica solo per distruggere e denigrare. Sono quelli che fanno perdere
il significato all’arte nobile della politica. A tutti questi risponderà,
come ha già risposto, la storia, i fatti. A tutti quelli invece che
si impegnano nel fare politica per migliorare l’uomo e la società
sta il compito di portare avanti con impegno e determinazione i fondamentali
valori della vita.